Chi non vince è perché ha paura di vincere. Preferisce di no. Grazie.
Fa di tutto. Lotta. Si strugge. Si tormenta. Sa quale è il suo bisogno. Sa quale è il suo Sogno. Lo contempla da lontano. Gli corre incontro. Inciampa. Incidente provvidenziale.
Si ferma. No, grazie. Non fai per me, Sogno. Meglio la malinconia meglio il rimpianto.
Chi vince è aperto alla vittoria
Chi vince è aperto alla felicità. Non fa richieste impossibili (la garanzia perché non vengano esaudite). Non fa passi fuori misura, non va fuori strada (la garanzia per prendere facciate).
È nel suo cuore. Segue il suo cuore. Semplicemente.
È. Fa. Le cose succedono. Non possono non succedere le cose.
L’energia fluisce finché non incontra una diga. Allora e solo allora ristagna, congestiona, affligge, sfianca.
Si è pieni di emozione da scoppiare che neanche le lacrime ci danno sollievo. E tutto questo amore, l’energia per ciò che si ama e si desidera, qualsiasi cosa sia, si trasforma in dolore.
Si vernicia la diga con un sorriso.
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Come stai? Bene, grazie.
Come stai? Sto fermo.
E non sto bene, fermo così.
Mi dò apparentemente un gran da fare. Ma è solo per stancarmi, per dimenticare ciò che mi sta a cuore. In fondo un desiderio è qualcosa che viene dalle stelle (latino: de-sidera), è qualcosa di lontano.
Ululo al mio Desiderio come un lupo alla luna.
E intanto l’energia si accumula. Imparo tante cose nel frattempo: divento più ricco più profondo più consapevole. A volte davvero cresco e raffino le mie acque interiori.
A volte queste, sempre più compresse, tediano il cuore in modi insopportabili, danno una sensazione che è più giusto chiamare tortura che tormento. So che quel Sogno, proprio quello e solo quello, unico al mondo, è mio. Lo è fin dalla mia e dalla sua nascita. Nessuno me lo toglierà mai. Forse.
A volte queste acque diventano così belle ma così belle da riflettere le stelle in tutte le sfumature di luci e colori, tolgono il fiato dalla loro bellezza. A volte sono semplicemente inquinate dal dolore, patine di dolore come petrolio, a intossicare non il Sogno ma la vita intera!
Basterebbe lasciarle fluire. Ma ormai non si può più. Guarda come sono diventate! Crescono.
Cos’è la paura di vincere?
Se adesso aprissi la diga, dove andrei a finire!?
Tanto li ho contemplati i miei Sogni tanto so che sono parte di me, che mi spettano, che vivrò e morirò per loro. Sì, quanto sono grandi e belli, ora lo so, sono cresciuti anche loro insieme alla mia sensibilità e alla mia consapevolezza di me e del mondo.
Tanto li ho contemplati i miei Sogni tanto so che non fanno per me. Sono troppo. Mi distruggeranno.
La paura di vincere non è la paura del cambiamento. “Chi sarò come sarò con chi sarò come farò.” Inezie!
Avrai vinto. Avrai tutto. Otterrai tutto ciò che costituisce la tua pace e la tua gioia. Sarai forte. Tutte queste preoccupazioni semplicemente non esisteranno. Sarai al posto tuo. Tutto fluirà insieme a te e si adatterà a te. Non esiste nessun reale rischio nell’essere pienamente te stesso in ogni aspetto.
La paura di vincere è la paura di perdere. Ma molto, molto di più. Per questo è così difficile da sconfiggere.

Sai che sei all’altezza!
Sai che ne sei all’altezza. QUEL Sogno è fatto su misura per te, l’hai fatto tu!
Potresti ottenerlo. Pochi passi, nella giusta direzione, con la giusta attenzione… Ed è tuo. È sempre stato tuo. È lì che ti aspetta, nel mondo dei Sogni. Aspetta di essere preso.
Sai che ne sei all’altezza. Che è lì, che ti guarda. Che è la tua Vita, che ti guarda.
E tu dell’altezza hai paura. Ecco. E hai ragione, purtroppo. Potresti distruggerti.
In basso, non si sta bene. Almeno, tu che sei più grande delle cose piccole, ormai non ci stai più bene. Ma dal basso non si cade. Ci sono cose carine, piccole ma carine, affetti carini, piccoli ma carini. C’è la sua bellezza, il suo calore perfino. E soprattutto non si cade. Dal basso non si cade. Sei già a terra.
Puoi intraprendere sfide su sfide e perderle, tutte, a una a una. Così rimani sempre lì, al sicuro, alla base. Fino a che ti ammali, per la rabbia e il dolore. O fino a che muori, anziano, sereno, così così, come tutti, grato, così così, delle piccole cose. Avresti potuto volare alto. Ma sarà per la prossima volta.
Ci hai provato, ti è andata male ogni volta. Sei tornato alla base. Ora sei stanco. No, mi spiace, non ci pensi neanche, non chiedeteglielo nemmeno. Che le acque si calmino. Che le stelle si acquietino. Giusto così. Bene così.
In realtà, per molte persone, questo post finisce qui. Ma io non sono solita lasciare i miei scritti i miei lettori e nemmeno i clienti delle mie terapie sull’orlo dell’abisso, benché sia un luogo di grandi rivelazioni.
Io non mi fermo, io vado fino in fondo.
La cura?
L’abisso.
L’abisso è la cura.
La morte è la cura di tutte le malattie.
Dico sul serio.
Al cospetto della Morte esiste solo la Verità. La Morte risveglia alla Vita. Sperimento ogni volta quando guido regressioni ad altre vite il momento immediatamente posteriore alla morte. È il momento in cui si considera l’intera esistenza e si percepisce e si vede chiaramente se ci sono rimpianti e quali sono gli insegnamenti… È paradossale: le esistenze sono in numero quasi infinito eppure ognuna è percepita come sacra, preziosa, insostituibile, un bene che è un delitto sprecare, e di più: è cattivo karma sprecare.
Si ha una adesione immediata e fortissima ai propri valori e a come li si vuole vivere, come è costituzionale, fondamentale, per noi viverli. Dio non lo puoi tradire. Non puoi tradire il tuo Io Spirituale. Non puoi tradire il tuo cuore.
Nessuno ti punirà mai per questo. L’unico tuo giudice sei tu. L’unico che SA che cosa si è perso sei tu.
La morte aiuta. Aiuta ad avere una visione complessiva a cogliere ciò che conta e solo ciò che conta. Quando, appena morto, ti guarderai negli occhi, che cosa ti dirai? Credi che ti accontenterai di piccole verità come “ho fatto quello che ho potuto”? Sarai così magnanimo e condiscendente con te stesso come sei ora, che dici “sono stanco, per favore non insistere” oppure “ci ho provato tante volte e non è andata bene…”? Credi che riuscirai a convincerti?
Io credo che la Morte, nostra sorella Morte corporale, come diceva San Francesco, tolga ogni stanchezza e ogni paura.
Se quando morirai potrai dire solo “ho amato, ho molto amato, ho fatto quello che mi stava a cuore, che sono venuto per fare, e anche questo mi ha permesso di amare e diffondere amore perché amore è tutto e io dell’amore non mi sono fatto mancare niente…” allora sarai felice, in morte e in vita e in tante vite.
La convinzione di non meritare non ha mai fondamento, dato che il merito non esiste. Un albero non merita, una nuvola non merita, un falco, un virus, non meritano e neppure tu: perché meritare significa ricevere quel che è dovuto, e l’universo non deve nulla a nessun vivente né i viventi devono nulla all’universo. esiste invece, ben constatabile, quella che i cristiani chiamano la Grazia: una abbondanza inesauribile di campi di azione e di occasioni. Ma questa abbondanza appare troppo semplice a chi si è lasciato complicare l’esistenza dal comunissimo, contagisissimo, inesorabile senso di colpa.
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Cavaliere è un essere umano di cuore. Ha chiari i suoi Valori. Ha a cuore i suoi obiettivi. E li rispetta e li onora.
Ognuno di noi sa quello che gli sta a cuore. E se non lo sa ancora, del suo cuore ascolti i battiti..

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Con “Coltiva l’Abbondanza“, ho preparato e ti metto a disposizione una meditazione per arare il tuo terreno interiore e renderlo fin da subito fertile per tutti i tipi di abbondanza che desideri: materiale, spirituale, creativa, professionale e relazionale. Ogni parola è stata scelta per essere un balsamo di guarigione per ogni persona che ascolta.
Ho evocato ogni canale sensoriale per fare in modo che durante la meditazione tu possa essere pienamente a tuo agio e coinvolto. Ogni parola è misurata e controllata e posizionata in modo da essere efficace al massimo grado, sintetica ma esaustiva, così da creare concretamente tutte le condizioni per tutti i tipi di abbondanza che desideri, in armonia con la propria autentica natura e in armonia col Mondo circostante.