Perché sono andata all’altro capo del mondo?
Per guardarti e vederti meglio…
Italian Secret Powers
Sei sicuro di conoscerli?
Parte quarta: Ridi e piangi così come sei
Cosa (non) ho (ancora) imparato a Buenos Aires
Non ho ancora imparato a piangere. Beninteso, non che per me, che fìmmena sono, piangere sia un tabù. Però durante tutta la mia vita da Italiana ho imparato che piangere non è ben accetto. È tollerato. Ma più spesso mal tollerato. È interpretato e frainteso (che mi stai ricattando?) Oppure crea spavento. (Ohmioddìo che tasto abbiamo toccato. O_O)
Io piango spesso perché sono molto sensibile e fragile per certi aspetti ma piango da sola.
Piango di tristezza ma anche di gioia o gratitudine, o di sfinimento nervoso o di eccesso emotivo… A volte non posso essere da sola e allora mi ritiro.
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Ieri sera, ad esempio, in metropolitana un simpatico ragazzo, molto carino, dopo avere risposto alla mia richiesta di informazioni mi chiede da dove vengo, per fare conoscenza. Io mi scuso, con la massima franchezza e gentilezza possibile, gli spiego che sono troppo stanca per parlare e mi allontano. Lo dico calma, in perfetto spagnolo (a sei parole ci arrivo). E il suo sguardo è stupito e rattristato, ma io non potevo. Mi era appena successa una cosa molto spiacevole. Ero già sull’orlo di una crisi di nervi. Non ero padrona di me. Avrei pianto. Se gli avessi detto così avrebbe capito? Ma no, certo che no. Non avrebbe avuto senso.
Se piangi piangi. Se piangi in compagnia è anche più bello. E avrebbe avuto ragione lui.
L’altra sera, a una festa, un tizio ammira i miei occhi, vasti e profondi, luminosi e cangianti…
Dice “si vede che questi occhi piangono, spesso, ma non piangono solo di tristezza…” e non suona affatto invadente, sta semplicemente guardando e ammirando i miei occhi che sì, sono specchio di un’anima intensa. Il fatto che piangano spesso è una caratteristica e una virtù. È bellezza.
Una volta, tanto tempo fa, nel metro piansi a dirotto e la persona a fianco mi chiese la ragione ma non capiva il mio spagnolo inventato e allora mi disse “…ma ci sono tante cose belle per cui vale la pena vivere”. Anche lei non la percepii affatto invadente. Era semplicemente lì. E in quel momento era lì con me.

Spiegai questa cosa a un mio amico argentino. Questa cosa che non potevo piangere. Che in Italia si spaventano, che, se proprio devo o voglio, devo avvisare prima. Tipo “ho bisogno di piangere, è altamente probabile che pianga e mi farebbe piacere, puoi accogliermi?”
Lui dice “Si spaventano? Beh sì, uno può anche spaventarsi. Ci sono tanti tipi di pianto, di tristezza, di rabbia, di paura… o di commozione… che è bello. E uno non sa cosa fare… ”
Sì, rispondo io. Ma basterebbe stare lì fermi a vedere che tipo è, non c’è niente di male…” Lui dice “Certo, uno aspetta.” E l’ho trovato geniale: uno aspetta. Non sa ancora cosa fare e aspetta.
Ma aspettare non è un atto pigro o vigliacco. Aspettare, in questo caso, è accogliere!
Io non ho ancora imparato perché mi serve molto tempo e molta pratica per cambiare connotati e in questo caso molte diverse occasioni di pianto e non è che tutti i giorni ce n’è una. Ma io credo che in un paese libero come questo si possa piangere dove quanto e come vuoi.
Nessuno, conosciuto o sconosciuto che sia, si scandalizza. Anzi probabile che non si scostino nemmeno. Se stai chiuso si scostano. Infastiditi e sospettosi e spesso feriti. Se sei te stesso no. E se vuoi piangere piangi. Poi mi racconti.
Leggi anche gli altri articoli della serie:
– Caos e Meraviglia: appunti dall’Argentina – Parte 1 | Questioni di identità
– Caos e Meraviglia: appunti dall’Argentina – Parte 2 | Questioni di potere
– Caos e Meraviglia: appunti dall’Argentina – Parte 3 | Questioni di creatività
Il romanzo ispirato dal mio viaggio a Buenos Aires

C’è vita sul pianeta | Ebook
“C’è vita sul pianeta!” Una esclamazione di pura sorpresa e meraviglia.
Scoprii un amore viscerale per l’Argentina, il suo umorismo, la sua poesia, scoprii coraggio e fiducia nella vita e ripresi in mano quel mio spirito avventuroso e appassionato che ancora mi sostiene.
Fui anche scoperta. Ma di questo ne parliamo dopo. Te ne parlo nel mio libro.
Tutto avvenne grazie all’amore, la più potente medicina, il detonatore e incubatore di ogni trasformazione. L’amore, tanto cercato, mi trovò. E mi prese.
Eh sì, c’è anche un uomo. O almeno c’era. Chissà. =D
Questo libro è la storia di come sono rinata in Argentina, storia romanzata, per renderla più credibile.
Ti invito a fare questo viaggio insieme a me. Ti garantisco che leggerlo sarà (quasi) come viverlo. Una esperienza che (quasi) ti ribalterà la vita!
Sei pronto?