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Perché sono andata a Buenos Aires, all’altro capo del mondo?
Per guardarti e vederti meglio…

Italian Secret Powers
Sei sicuro di conoscerli?

Parte terza: questioni di creatività, la tua creatività

“A me se dici Argentina viene in mente il calcio. Messi. Dybala. Higuain. Gente che gioca a calcio a modo suo. Con personalità. I giocatori forti sono tutti unici nel loro genere in Argentina. Fatichi a fare associazioni. Sono estrosi. Così come piace a me.” Mi dice un amico italiano.

Non c’è un ordine. Eppure questo disordine funziona.” Rispondo io, con le parole di un amico argentino.

Il disordine è una cosa potentissima.” Risponde lui.

E penso che gli argentini potrebbero dire la stessa cosa del loro e nostro idolo Maradona. Non è forse unico, selvaggio, assolutamente geniale? E penso che non c’è molta diversità tra la genialità napoletana e quella argentina né tra il fanatismo calcistico argentino e quello napoletano.

Il calcio unisce.

È il momento orgasmico di creazione di una identità. E quando l’identità làtita se ne ha bisogno.

Nelle sale argentine sta spopolando un film, una commedia, “Non piangere per me Inghilterra” che prende amabilmente in giro sia i conquistatori (Militari? Economici? Culturali? Inglesi. Spagnoli. Francesi) sia la passione calcistica. Un film che non verrà mai esportato, che nelle sue finezze umoristiche non verrebbe mai compreso all’estero mentre verrebbe disprezzato per la sua semplicità di mezzi e di ambizioni. Eppure è delizioso, poetico, e commovente. Tutto è un gioco. Ma è un gioco che ci permette di conoscerci, di infiammarci, di mettere alla prova la nostra moralità, di essere uniti, di essere noi. E così si crea l’Argentina! Anche se è solo il nome, nato chissà come, di una squadra di calcio.

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La poesia, l’umorismo, nascono dalla libertà di spaziare, dalla fertilità di connessioni, sociali e neuronali e anche e soprattutto cardiache. È inutile che citi artisti figurativi sconosciuti all’estero e forse anche in patria. Ma posso citare Liniers e Quino, fumettisti che hanno pubblicato anche in Italia, Borges e Julio Cortazar, romanzieri di prim’ordine, apprezzatissimi in Europa. Da dove viene tanta libertà creativa? Dal vuoto, dall’infinito disordine.

L’ordine è semplice.

Il disordine mette alla prova, stimola l’inventiva, la creatività o stimola la fuga, il sogno.

La connessione con la terra è debole. Quella col Cielo è fortissima. Le aires buenas ci connettono tutti e sono una spaziosissima riserva di energia, arte e bellezza. E la malinconia argentina, di non essere nessuno, crea la straordinaria dolcezza di essere in contatto con tutti.

Da qui l’erotismo, la danza, la musica.

Nel quartiere storico della Città, a San Telmo, recentemente restaurato, una piacevolissima ed elegante mistura di Europa e Latinoamerica in un clima vagamente studentesco, c’è uno dei più rinomati locali di jazz al mondo. Il tango è l’unica danza al mondo in cui i cuori delle persone vorticano uniti, a contatto. Buenos Aires ha circa 300 teatri. Solo New York e Londra ne hanno di più. Ed è la città con il maggior numero di librerie al mondo e con la seconda libreria più grande. Nonché negozi di libri usati, o di saldi editoriali (remainders), di tutti i tipi e per tutte le tasche. La vita è una serie di storie e rappresentazioni in cui immergersi.

Da qui l’empatia dei suoi abitanti e la libertà emotiva che mostrano.
Non si è più felici che in Europa. Non lo si è meno. Però, a volte, in certo modo, si è di più.

Puoi essere quello che vuoi.

Normalmente per strada non canti. Ma se ti va di cantare, canti. Normalmente con amici non piangi. Ma se ti va di piangere, piangi. Normalmente non balli, ma se ti va di ballare, balla! Ridi o piangi. È naturale. La vita è tutto questo…

Non devi ridere per forza. Nessuno in Argentina ride per essere allegro o per fare l’allegro. Non devi trattenere il pianto.

Normalmente per strada, in Avenida Corrientes, in piena movida  notturna e diurna, non ti spazzoli. In genere non è consigliato perché tutti temono furti di qualsiasi cosa in qualsiasi luogo. Ma se sei con amici e ti vuoi spazzolare, spazzolati! Normalmente in metro le ragazze non si baciano sulla bocca e si accarezzano con gli occhi. Ma se hai ancora indosso l’euforia e le bandane della manifestazione ‘pro aborto legale sicuro e gratuito’ e sul viso i simboli di venere disegnati col rossetto verde a brillantini, tutto è permesso. Normalmente nel metro non si ride. Ma se sei schiacciato come una sardina che vuoi fare? Da ridere ti scappa. Normalmente in metro non capita d applaudire. Ma se si è esibito un bravo cantante si applaude. Normalmente al cine non si applaude. Tranne quando proprio ci si é divertiti tanto. Che poi non è cosa così rara.

A Buenos Aires finalmente sono libera di attraversare le strade come e dove voglio. In Italia, spiego, non si può. Mi chiedono, incuriositi: “C’è una legge?…” Solo se c’è una legge tra capo e collo l’argentino ci pensa un po’. Altrimenti fa quello che gli pare, quello che sente, che, lo sa bene, è la cosa giusta. Anche quando è sbagliata.

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La distanza tra dominate e dominato, tra governo e cittadini è tanta. Ed è una distanza di libertà. Si decide noi, col cuore, vivendo. “No, spiego, non c’è una legge, e in realtà lo faccio anche in Italia di attraversare quando voglio ma mi comporto da matta.” Vengo redarguita, manco fosse un oltraggio alla quiete pubblica, all’isteria cittadina, alle norme di viabilità. Lo sono. In Italia lo sono in Argentina no. In Italia al rosso le macchine si fermano e tu DEVI passare. Per me, il rosso per i pedoni è “fai un po’ di attenzione in più”. E io faccio attenzione. Fluisco, come è naturale, nel rispetto mio e altrui, come si fa qui in Argentina. La mia amica Magda dice che visse in Germania, per un periodo, per amore, e questa rigidità la turbò moltissimo, una rigidità fuori da ogni grazia di Dio.

Non è che non raccogliamo le cacche dei cani. Ah in certe zone della città lo si fa!  È che a volte il cane esce da solo, rientra da solo…” Vabbé ma su queste cose, si sa, ci si passa sopra. Scusate il gioco di parole.

L’argentino non rispetta la legge, rispetta la vita.

Anche le code sono confuse ma a ciascuno è chiarissimo quale è il suo posto, e non si sognerebbe mai di barare. È una eventualità che non esiste. Nessuno ha fretta e tutti vogliono stare bene insieme ad altre persone che stanno bene. Per questo il disordine funziona, è un disordine molto umano. Con infrazioni, minime, da valutarsi al momento (come quando in biglietteria mi consigliarono di restare in sala tra un film e l’altro in modo da non perdere il posto). Non si obbedisce alla legge, non si è un numero, non si è un ruolo. Si obbedisce alla vita. Questa è la legge: una sola legge morale. Non troverete un film argentino che non la rappresenti, e in un mese ne ho visti in media uno al giorno.

La vita è un casino, è anche triste e dura, ma ci sono anche tante cose belle per cui vale la pena vivere.
È un casino, sicuramente, piena di complicazioni inutili, inefficienze e inaffidabilità, e merita di lamentarsi pure un po’. Ma c’è sempre la soluzione.

La si trova. Sempre. Ci si aiuta e la si trova. Si inventa qualcosa e la si trova.
E se non la si trova fa niente.

Porta l’ombrello” Scrivo via chat a un amico, qualche ora prima di andare a un concerto, rendendomi conto che il tempo si sta mettendo sempre peggio…

L’ho dimenticato.” (non sarebbe tornato a casa dopo il lavoro e se non se l’era portato dietro ora non l’avrebbe avuto) “Se ne hai portane uno.”

Non ne ho.”

Ci bagneremo. Non c’è problema.

Il sano occidentale agguerrito fa la cosa giusta, a qualsiasi costo. E nella fattispecie, io, nel giro di circa 20 min. trovai un impermeabile prestato dalla mia padrona di casa per me e un ombrellino comprato da un cinese per lui e arriva puntuale, dopo avere sbagliato due o tre bus, perché le indicazioni non sono MAI quelle giuste e le cose non possono MAI venire bene al primo colpo.

L’argentino arriva in ritardo. Un ritardo indefinito a un appuntamento indefinito. Era un ritardo di tre quarti d’ora? Boh. Insomma… è un pochino di ritardo. Ma che importa!?
Quando inizia il concerto? Secondo il programma su internet avrebbe dovuto già iniziare da almeno un quarto d’ora (ma il programma sul sito non è MAI aggiornato), gli si risponde con un certo disagio.
Eh mi sono confuso con l’indirizzo del locale, credevo fosse di là, nell’altro isolato…

Un’altra volta un altro amico mi rispose candido “Mi sono perso per la città”.

E si tratta di persone coltissime sensibilissime e intelligentissime, che hanno viaggiato… Eppure la loro identità argentina è riconoscibile. Queste meravigliose creature fluttuano per la città, senza radici.
E, come i personaggi di Liniers, si sollevano come foglie in autunno, e si scompigliano.
Il vento, almeno quello, non manca mai.

Buenos Aires ha una qualità poetica evidente, rara, discontinua ma abbagliante. Fu la prima cosa a colpirmi.

Prima volta in America Latina: l’amore

La mia padrona di casa dice: “Prima volta in America Latina: l’amore. Seconda volta: la realtà.” Mi è sembrata una frase geniale subito e ancora adesso penso che lo sia.
Eppure, dopo tanta fatica, l’amore si rinnova, quando finalmente hai spazzato via tutte le illusioni, quando inizi a saperti muovere e farti rispettare e comunicare e puoi rilassarti, incominci a guardare, a vedere, e ricominci a sentire, a lasciarti portare dal battito. E la poesia ti si incista sotto pelle, risuona dentro, sottile e insidiosa…

Eppure la poesia, la bellezza, la riconosco ancora, anche nell’accozzaglia stilistica della città, che alla fine è bellissima, mirabolante, ogni metro della città è un mondo diverso, anche nei musi lunghi dei suoi abitanti, che si aprono volentieri al sorriso, anche nella trascuratezza delle strade, che nascondono graffiti illuminanti, anche nelle stazioni dei metro, belle o brutte che siano ma spesso decorate con qualche tipo di espressione artistica, a volte sciocca, banale o sgraziata, a volte intensamente struggente o spiritosa, anche nelle esposizioni temporanee che propongono giovani artisti che trasluccicano anima, o qua e là, disseminata a tradimento in musei e centri culturali, tantissimi, molti gratuiti e tenuti benissimo.

Non c’è niente di bello. Nessun canone di bellezza è rispettato. Eppure tutto è bello. La città si compone di una serie sempre rinnovata di armoniose audacie architettoniche. E nasconde piccole sorprese, enigmi da riconoscere, oltre il velo dell’opacità, strizzate d’occhio da cogliere nei posti più impensati, teneri bagliori da cui farsi agguantare e sedurre.

È una poeticità argentina, tutta particolare, celeste e folle, una esuberanza creativa unica perfino nell’America Latina. Forse non più che altrove, ma più delicato, più discreto e più profondo, più intimo, più reale e più fantastico, più vero.

Dall’impegno politico alla Mafalda all’altrettanto rivoluzionario onirismo introspettivo di Gabi Rubi, un artista che,traduco dalle informazioni biografiche, “fa disegnini e sieste”.

Quanto possiamo imparare dalla ricchezza interiore argentina e dalla nostra stessa ricchezza interiore?
Quanto possiamo imparare a rinnovarci, a ritrovarci, da un Paese ancora agli albori della sua Primavera?

Quanto disordine abbiamo nel nostro Paese?
Che tipo di disordine?

Quanta selvaggia anarchia ci anima? A me personalmente tantissima.

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Siamo sufficientemente selvaggi, per essere noi stessi?
Siamo spontanei nel comunicare?
Siamo folli nel pensare?
Siamo folli nell’amare?

L’argentino non sa mai quello che capiterà domani.

È presente ora. Sinceramente non lo sa. Perché… tu lo sai?

Il disordine è un difetto molto italiano. Vogliamo deciderci a considerarlo una RISORSA!?
Il disordine è l’unico presupposto alla creatività.

A dispetto di tutte le teorie americane, è l’Italia nota e apprezzata nel mondo per il valore della creatività che dimostra.

Il caos è la materia.
Basta un poco di magnanima follia per accoglierla, in tutta la sua potenzialità.
Basta fluire con amore all’interno del suo ordine naturale per scoprire che funziona.

Il disordine funziona. In modo geniale.

Quale è la tua personale poeticità? Quale è per te il senso poetico della vita?  Come percepisci e come traduci dentro di te la Bellezza della Vita? Dove la scorgi? Che emozioni ti dà? Come le esprimi?

In che modo essere creativo ti diverte da matti?

Pensaci!

Quel modo ti porterà felicità, realizzazione e fortuna. Ti farà fare le cose giuste, nel modo migliore per te, ti farà conoscere le persone più giuste per te…

Coltiva te stessa. La tua oasi di gioia. Basta, per iniziare, una piccola decisione ogni giorno verso quella direzione, un piccolissimo atto…


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Caos e Meraviglia: appunti dall’Argentina – Parte 1 | Questioni di identità
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Sei pronto?

Author

Silvia Pedri esplora la vita liberamente e ne comunica la potenza in modi artistici. Frequenta temi spirituali con esperienza e padronanza. Gestisce un blog di crescita personale, offre consulti, scrive, dipinge, fotografa, autoproduce ebook di romanzi, saggi e poesie, crea mp3 di musica e di meditazioni e crea video in cui recita e canta. Se vuoi sapere di più sulle sue competenze, clicca sull'icona di LinkedIn.

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