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Le donne sono quelle che quantitativamente si laureano di più, che qualitativamente hanno i risultati migliori. E sono meno rispettate, retribuite, occupate degli uomini. In Italia.
E siamo agli ultimi posti tra tutti i paesi della civiltà occidentale. Questo è un fatto.
L’ho scoperto da fonti attendibili, il programma “Tutta la città ne parla” di Radiorai3.
Vediamo di modificare questo fatto partendo dalla base, da noi!
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Brave ragazze lo siamo già, a quanto vedo. Più brave di così non si può. E infatti non è questo il punto. Non è questa la direzione vincente.
Varie testimonianze che ho ascoltato osservavano che gli uomini sono più liberi, a scuola e sul lavoro, di essere se stessi, di dare il meglio di sé, di essere brillanti, creativi, propositivi, e questo ovviamente è molto apprezzato. E se sbagliano fa niente, fanno bella figura lo stesso.
Questo può avvenire perché loro se lo possono permettere, perché loro sono i re magi e noi le befane o le belle principesse paralizzate e ronfanti. Loro sono ascoltati, stimolati, valorizzati. Da noi ci si aspetta che siamo le brave ragazze. Siamo sempre messe alla prova in un mondo creato e retto da uomini, che non fa per noi e dobbiamo sempre dimostrare di valere.
Ma le regole non si cambiano dalle leggi. Le leggi arrivano quando la maturazione della sensibilità pubblica lo permette. Le regole si cambiano da QUI, da me, da te.
1. Prima mossa del Risveglio della Donna: la nostra intelligenza
Sappiamo benissimo che la razionalità e l’aggressività non sono strumenti utili. Grazie a loro il mondo è in uno stato di agonia, affossato da egoismo e odio. Ragionare col cervello, con l’emisfero sinistro, maschile, non è un criterio. Si ragiona col cuore, come davano per scontato gli sciamani d’America. Si procede secondo una visione ampia e inclusiva, si ha cura di ciò che si fa e il bene proprio vale quanto il bene altrui. Solo così si possono fare cose belle con senso, con radici e potere di fruttificare. Ma basta con l’ovvietà.
Passiamo ai fatti.

2. Essere “cattiva” e unica è il nostro unico potere.
Quando iniziamo a fare qualcosa di buono e bello per noi e per tutti!?
Quando iniziamo a non SENTIRCI una minoranza etnica in distruzione ed estinzione?
Sono apprezzati i creativi sul lavoro e non i bravi ragazzi? Facciamo le creative, che tra l’altro è molto più divertente!
Si stupiranno? Ci ostracizzeranno? Facciano quello che vogliono! Crisi loro. Il tempo dei roghi è finito. Ci sono troppe donne sveglie ormai. Si abitueranno.
Il mondo non è fatto per noi? Vero. Potremmo smetterla di adattarci a un mondo ostile e creare, per quanto possibile, noi le regole, noi abbiamo il NOSTRO stile ed è l’unico stile che possiamo indossare per essere al meglio e dare il meglio di noi.
Non possiamo pretendere di crescere professionalmente facendo le brave ragazze. È semplicemente stupido, errato. Le brave ragazze, per definizione ubbidiscono, sono efficienti e docili, sono sottomesse ai comandi altrui. Sono “come tu mi vuoi”. Non possono fare carriera, resteranno segretarie. Non importa se sono dei geni, se hanno una formazione straordinaria. Sono apprezzate in proporzione alla loro disponibilità a ubbidire a essere a servizio, a farsi da parte, a assecondare tutti i capricci altrui. Ad esempio, un buon modo per non essere molestate sarebbe essere cattive: dire no, no, no. “Grazie per l’attenzione, mi lusinga, ma non mi piace questo mondo e non accetto i compromessi che mi propone. Costi quel che costi. Non ho paura di te, sei solo un essere umano come me, coi suoi bisogni e le sue illusioni. Ma le tue illusioni di esercitare il potere, con me, sono destinate a cadere”
Quante donne hanno ormai detto di no al mondo e, con la loro intelligenza unica, hanno creato imperi, piccoli e grandi, hanno creato brand, da zero, a loro immagine e somiglianza! E adesso sono al servizio di altre donne, per valorizzarne la loro unicità. E sono loro che, con il loro essere e con il loro fare, stanno cambiando il mondo, stanno salvando il mondo dalla rovina.
La chiamiamo cattiveria? È cattiveria (Leggi anche: Sei abbastanza cattiva per andare ovunque?) essere se stesse ed esprimere se stesse, dare il meglio di sé? Chiamiamola piuttosto rispetto per la vita, la tua e quella di tutti. Io la chiamo l’unica possibilità di vivere una esistenza dignitosa, l’unica possibilità di vivere una esistenza che porti vita, che non ci spenga, che non ci umili, che mantenga vivi, l’unica possibilità, come diceva Gesù, di vivere “stando nel mondo senza essere del mondo”. E di fare frutto. E di essere felici. E di creare armonia.
3. Esserci pienamente è il più grande regalo per noi e per tutti.
Poi, è vero, l’uomo è più sicuro del suo posto nel mondo, si può muovere con più agio, può essere ambizioso, intraprendente. La donna è più vulnerabile in tutti i sensi (anche se è più tenace e resistente, e non dimentichiamo il suo inarrestabile coraggio e la sua sensibilità che la aiuta ad essere al servizio della vita e della Consapevolezza).
E allora impariamo dagli uomini, facciamo come loro! Diciamo la nostra, sempre e comunque. Chiediamo una migliore spiegazione a scuola se non abbiamo capito, proponiamo punti di vista e sottoponiamoli al dibattito pubblico. Non importa la qualità. Non importa se abbiamo studiato tantissimo e benissimo. Importa l’atteggiamento. Noi ci siamo e facciamo parte del dibattito. E questa, ricordiamolo, non è una lotta, è un piacere, per noi e per tutti. Per imparare veramente e per crescere si fa così. Ci si espone, si discute, si propone. Costi quel che costi. E non costerà tanto perché una donna che si rispetta sarà sempre rispettata.
4. Perché non crescere in amicizia, da pari a pari?
Dobbiamo imparare questo atteggiamento dagli uomini? Che ne dici di farseli amici?
Non amanti occasionali che (non) riempiono bisogni e buchi atavici, incolmabili dall’esterno. Non oggetti o soggetti di potere da sottomettere o da temere.
Esiste ancora in questo mondo perverso l’amicizia, da pari a pari, per condividere un pezzetto di vita? Un interagire che è amore e gioco, sostegno e sfida, una alleanza dove ci si rispetta e ci si aiuta. Come ragazzi, quali, sempre, siamo, con uguali diritti, entrambi con prepotenti desideri e aspirazioni. Perché si sa che siamo fratelli, diversi e complementari ma anche spesso molto simili.
Non chiediamo cose che non ci possono dare. Siamo. In sintonia. Proviamoci. Apriamoci alla possibilità. Con libertà, con curiosità, senza attaccamenti. Siamo tutti esseri umani e presi singolarmente non c’è nessuno più forte dell’altro, più valido o più prepotente. Ci sono persone che possono volersi bene ed essersi di aiuto e crescere insieme.
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