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“È un laboratorio, Simone.” gli sussurrò all’orecchio.
Simone fremette, mosso come una foglia al soffio del suo fiato.
“Un laboratorio. Costruiamo la Nuova Umanità qui.”

(Estratto dal Capitolo 1, “Il Risveglio della Nuova Umanità”, Silvia Pedri)

Pantherizia si sistemò meglio. Era come un gattino, raggomitolato dentro.
Con la fronte toccava il collo di Simone. Simone inclinò il capo verso destra e sentì i capelli. Questa volta erano lisci e setosi, e soffici. Avevano quel profumo, quel profumo… di shampoo. Fu il primo odore forte e chiaro che sentì di Pantherizia. Non era granché ma non lo scordò più per tutto il resto della sua vita su BMW k25 e per molte altre vite.
Anche Pantherizia aveva un bel respiro lento. Magari si era addormentata. Poi avrebbe dovuto svegliarla. Come si sveglia una bambina? Era sicuro ci fosse un modo giusto, uno e uno solo, che lui non sapeva. La avrebbe svegliata nel modo sbagliato. E lei si sarebbe arrabbiata.
Invece “Humnn.” fece Pantherizia, ancora con quell’aria di una che ha appena mangiato una fragola. Non tre. A tre hai già perso l’emozione. Una e basta. Grande. Matura. Appagamento totale.
“Hai un buon odore, Simone!”
“Ti sorprende?”
“No, no, affatto. Lo avevo sognato. Lo sapevo già. Ma saperlo non è come sentirlo. In astrale il senso dell’odorato è il più difficile da sviluppare. Sentirlo è più bello.” disse lentamente, con la bocca un po’ impastata, come una che ha ancora il sapore della fragola in bocca.
“Mi piace il tuo odore. Sa di sottobosco di conifere.”
“Il sottobosco di conifere non esiste. Non cresce nulla sotto i pini. Il terreno è troppo acido.”
“Adoro le conifere.” Mormorò lei.
Lo aveva fatto di nuovo. E a lei piaceva. A ben contare, lo faceva quasi ogni volta. Le piaceva il suono della voce di Simone mentre sorrideva. La voce di Simone sorrideva sempre o quasi.
Simone era contento. Aveva un odore che non si era mai visto. Ma a Pantherizia piaceva.
Pantherizia sniffò ancora un pochino.
Sempre con gli occhi chiusi, tra conifere, mirti, eriche e rovi: “Mica sei nato sotto un cavolo o sopra un Drago. Non me la conti giusta tu. Sei nato da una mamma indaco che quando ti ha visto ha detto: ‘Oh che bel cavaliere indaco. Adesso lo curo io! …Guglielmo vieni a vedere.’ Si è voltata e il padre non c’era. Padre assente. Ci deve essere un posto nell’Universo che risucchia tutti questi padri assenti. Magari si gioca a carte. Humnn.” Grugnì meditabonda e ri-affondò il musetto in Simone.

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(Estratto dal Capitolo 2)

Il Risveglio della Nuova Umanità - Romanzo di Silvia Pedri


A Simone, al fianco di Pantherizia, parve di volare.
E forse volarono.
Non ricorda di avere fatto più di un passo, o due, e si ritrovò sui gradini dell’entrata dell’Accademia dei Gladiatori di Dio.
“Chi è Trino?” chiese a un tratto Simone, che si sentiva a terra ora che doveva affrontare un ambiente nuovo e sconosciuto, e pieno di insegnanti e alunni così illustri e importanti.
“È il figlio del bidello.”
“È un cavaliere indaco anche lui?” chiese Simone, con trepidazione.
Ma dopo mezzo millisecondo Pantherizia rispose: “No.”
“È un cavaliere cristallo?” Simone trattenne il fiato.
“No.”
“Allora come è mai è qui?”
“È il figlio del bidello.”
“Buongiorno Dino!” squillò Pantherizia, varcata la soglia.
Era di nuovo buio. Simone si teneva alla manina di Pantherizia e si chiese quando avrebbe imparato a sognare come si deve.
“Scusalo Simone, ha dei problemi a cambiare le lampadine.”
Sentirono echeggiare dei passi larghi e pesanti, che facevano oscillare il pavimento, sempre più vicini. Improvvisamente un muso con del fiato odoroso non di conifera scese su di loro, a ispezionarli. Sentirono tirare su col naso.
“Siamo a posto Dino. Lui è con me. È Simone. Lo aspettavamo. Simone Pitone. Non sa di carne, non ne mangia, puoi farci passare.” Disse Pantherizia, torcendo il collo verso l’alto.
“Via libera, Simo!” Saltellò più volte, con tutti i piedi, che quasi cadde.
“Emozionato?”
Emozionata era lei, non stava più nella pelle. Non sapeva più cosa dire. Prese la mano di Simone tra le sue o meglio portò la sua mano sinistra alla destra, che teneva la mano di Simone, e la accarezzò e la tenne al sicuro. Voleva trasmettergli il benvenuto più caloroso. Era contenta e non sapeva da dove incominciare.
Gli saltò addosso e gli abbracciò le spalle e per poco non gli diede una zuccata.
Poi, non sapendo da dove cominciare appunto, pensò bene di continuare…
“Trino Panzoni. È l’ultimo di tre fratelli. Tino Rino e Trino.”
“Morti tutti tranne lui.” Riprese, dopo qualche passo.
Pantherizia aveva un curioso gusto macabro delle situazioni, Simone osservò. Non era nera come suo fratello ma un po’ doveva avere preso anche lei da suo padre. Simone si strozzò con la saliva e tossì: un pensiero gli era andato di traverso. Non aveva preso la stupidità, ma il black dalla famiglia Panther, of course!
“Ehy Simo! Tutto bene?” Si fermarono un momento e Simone divenne rosso dall’imbarazzo oltre che dal soffocamento.
“Vabbé. Dicevo di Trino… Figlio di Dino (ogni padre è un dinosauro), il noto Dino Panzoni bidello della scuola. Onorevole servizio da tempi preistorici. Trino dicevo… Ultimo superstite e ultimo gioiello della sua famiglia e della sua genealogia tutta, da parte di madre e da parte di padre, oltre ad essere un po’ triste ha insistito ad entrare all’Accademia perché sente di avere una missione. Anche se non ci ha mai detto quale.”
Difficile raccontare tutto per filo e per segno… “Stuart Wilde non ha avuto cuore di dirgli di no, che era solo un condizionamento dato così… dalla situazione un po’ pesante alle spalle, per cui sentiva le spalle pesanti ma non perché aveva una missione. Tanto, per stare in corridoio meglio che stia in classe si deve essere detto. È il figlio del bidello…”
“Sono una famiglia di immigrati.” Proseguì Pantherizia. “Non è facile per loro. Sono originari di Sirio C e pensano di essere di Serie C. Eh insomma.”
“Marcolino lo chiama Krishnamurti.” Proseguì dopo qualche passo e un saltello. “Come Krishnamurti l’oroscopo diceva che era un messia, fin da prima che nascesse proprio. Una specie di profezia per la mamma Rosa Margherita Panzoni, una donna così dolce, ma si dice fosse anche ingenua… Non si sa. Morta anche lei. Purtroppo.”
Simone tossicchiò a nascondere una risatina, che al buio non si vedeva ma si sentiva.
“Le dissero allora che le sarebbe nato un bambino cristallo, il giorno 22, del mese 33, dell’anno 11. Un maestro, un iniziatore degli iniziati, un Messia. Un Panzoni ma di quelli grandi.”
“E così fu.” Mormorò tra sé Pantherizia, meditabonda.
“Adesso siamo nell’anno 22 e lui ha 11 anni. Si deve manifestare. Insomma, Simo, ti rendi conto, è il suo momento. Proprio adesso. Ma non sappiamo per cosa.”
“Veramente una storia agghiacciante.”
“Sì Simo. La vita gioca degli scherzi, strani e misteriosi… Certo, nervosetto lo è.”
“Vieni che te lo presento!”
E di corsa e volando Simone si trovò improvvisamente in aula.

(Finisce così il Capitolo 4)

Il Risveglio della Nuova Umanità - Romanzo di Silvia Pedri


“Questo è il maestro Candido Savinio, l’insegnante di fisica energetica.” Gli disse Pantherizia, a bassa voce. “Guardati pure intorno. Lui è molto concentrato su quello che fa. E poi è strabico. E ci vede con un occhio solo, quello storto.”
“Quel bambino dall’altra parte dell’aula perché mi fissa corrucciato?”
“Quello è Trino. Ohh è così. Ce l’ha con i compagni di banco biondi. Faccende karmiche sue.”
“Io non sono biondo.”
“Lo so. Ma lui no. Lui non lo sa.”
“Forse bisognerebbe dirglielo…”
“Non si può. Non ascolterebbe. Lui ti vede così. Sono proiezioni, Simone.”
Pantherizia torse il busto verso il banco dietro. “Shhh. Savinio è cieco, mica sordo!”
Simone capì che ormai erano nel suo sogno per gli inconfondibili tocchi macabri che lo scandivano.
Si voltò anche lui. “Ciao Marcolino!” Disse.
“Ciao Simone. Ti aspettavamo.” Indice e medio uniti scattarono dalla fronte verso l’esterno.
“Capitano… Benvenuto a bordo.” Sorrise da marinaio.
E subito Adelchi riprese, con grande attenzione, a fare quello che stava facendo.
“Smettila di fare rumore con le figurine! Finisce che ti sente.”
“Pantherizia… Tu credi che io stia riempiendo l’album dei calciatori… In realtà è tutta una copertura. Shhh.” Sibilò, sporgendosi in avanti sul banco, le mani a ventaglio, tremanti ai lati della bocca.
“Vallo a capire quello.” Spiegò Pantherizia all’orecchio di Simone, mentre si risistemava sulla sedia.
“E quella al suo fianco?” Chiese Simone, sbirciando all’indietro.
“Lei è viola.”
“Sì, lo vedo.” In questa classe la vista non era data per scontata.
“Viola di nooomee.” Chiarì Pantherizia.
“Si chiama Viola Del Pensiero. È carina, eh?… È un centauro arturiano.” Aggiunse, con una nota di rispetto nella voce.
“E dietro?”
“Oh dietro nessuno.”
“Io vedo un sacco di gente…” disse Simone incerto.

(Estratto dal Capitolo 6 “La Classe”)

… e i capitoli del mio romanzo sono 21!
Sei pronto per il grande Risveglio della Nuova Umanità!??


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Author

Silvia Pedri esplora la vita liberamente e ne comunica la potenza in modi artistici. Frequenta temi spirituali con esperienza e padronanza. Gestisce un blog di crescita personale, offre consulti, scrive, dipinge, fotografa, autoproduce ebook di romanzi, saggi e poesie, crea mp3 di musica e di meditazioni e crea video in cui recita e canta. Se vuoi sapere di più sulle sue competenze, clicca sull'icona di LinkedIn.

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