Te lo dico io, HAI PERSO LA POSSIBILITÀ DI ARTICOLARE.
Articolare frasi, pensieri, strategie, azioni. E non te ne sei nemmeno accorto.
Chi usa di voi i pronomi relativi? Chi sa che cosa sono? Vi annuncio che se li ignorate siete in compagnia di professori universitari, apprezzati, acclamati, di rispettabile età e disciplina, che semplicemente se li sono lasciati per strada, non so se per piaggeria, giovanilismo o trascuratezza. Hanno perso anche loro la capacità di articolare.
Sono molto preoccupata a causa delle persone DI CUI vi sto parlando. Non è bello avere perso il controllo di organi SUI QUALI abbiamo sempre fatto affidamento come specie animale.
Come vivresti se non avessi più le articolazioni, se braccia e gamba fossero un blocco unico ad esempio, niente caviglia niente gomito, che ce frega, se struttura neuronale AB e struttura neuronale BC fossero ormai ossidate insieme? Ah, te lo dico io: vivresti piuttosto impacciato, grezzo, molto limitato. Vivresti all’ingrosso. Parleresti, penseresti, ti muoveresti all’ingrosso.
È questa grossezza appunto che ti ha permesso di non accorgerti del grave danno. Secondo me è un danno ancora maggiore della perdita dei congiuntivi che pure ha reso la nostra lingua tanto sciatta e priva di profondità. Anche senza congiuntivi si va all’ingrosso, senza sfumature, senza aperture di sensibilità, di dubbio.
Ma questa dei pronomi relativi è ormai uno scempio dilagante. O li si usa come se non li si usasse, ripetendo quindi la specificazione al posto della quale loro sono posti o non li si usa affatto e le frasi si susseguono a paratassi, congiunte (congiunte, appunto, non articolate) attraverso una serie di “chi” e “che”.
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Igor Sibaldi rileva con orrore che non si usano più neanche le preposizioni articolate. “Il presidente repubblica” sul modello di “ufficio stampa”. Massì perché mettere “della repubblica”!? Stiamo smanezzando sui nostri tablet, siamo abituati a smanezzare sui microcellulari, magari ci pagano pure per scrivere lo facciamo per professione, ma abbiamo fretta cribbio, siamo stufi.
Chiamateli pure anglicismi ma sappiate che la lingua inglese ha moltissime più parole della nostra e ha ormai molte più articolazioni, per quanto fino a pochissimi decenni fa questa constatazione sarebbe sembrata improponibile.
L’essere umano pensa verbalmente. Si può dire che pensa come parla prima ancora che come mangia. E così vive e così si organizza l’esistenza.
Non può considerare cose o concetti o idee che non può indicare a parole, non può fare entrare nel proprio mondo cose o concetti di cui non esiste corrispettivo linguistico. Esattamente come, in cucina, io non posso conoscere il sapore della pesca se non l’ho mai assaggiata e non posso conoscere la sardenaira ligure se non so che esiste. E, tra l’altro, se non conosco la pesca non potrò mai creare ricette con la pesca. Mi andrà benissimo vivere di sole noccioline come una scimmia. Chissà che ne farò poi dell’articolazione pratica dei miei valori, idee, ideali! Ammesso che ne abbia ancora. Chissà come potrò osservare ed elaborare le mie realtà interiori se non ho parole per farlo. Non so parlare neanche a me stesso.
Ancora meno sono in grado di decifrare la realtà che mi circonda.
Ancora meno sono in grado di sopravvivere al suo interno.
Sibaldi consiglia come terapia all’atrofia cerebrale di leggere un libro al mese. Ma non un libro di informazioni, non un manuale di istruzioni, che, sia che parli di massimi sistemi sia che parli di pulizia dell’intestino, ha la stessa ricchezza linguistica e immaginativa del libretto della lavastoviglie. Ma in fondo noi siamo circondati da discorsi del genere, siamo circondati da apparati tecnologici, ci relazioniamo anche con il nostro intestino, o il nostro Cuore, come se fossero una macchina idraulica o elettrica. Si tratta di leggere romanzi! Grandi, ampi, bei romanzi. Storie ricche di parole, emozioni pensieri, sfumature, profondità, trame articolate, invenzioni, immaginazione. Grandi storie dove il linguaggio conta, dove conta la sostanza e conta anche la forma, dove forma e sostanza sono entrambe ricche e potenti, e insieme creano mondi. E potenziano!
Sibaldi (e molti altri del resto) continua a fare corsi sull’immaginazione, cercando di dimenticare che immaginare è una capacità sempre più debole nell’essere umano contemporaneo. È indebolita dal suo scarso uso. Nonostante il proliferare, da decenni a questa parte di pratiche di visualizzazione, nessuno la usa più. Tanto si può sostituire con il “sentire”… Non tutti sono visivi… Ci rassicurano i nostri insegnanti. Ma non è vero. Tutti o quasi sono visivi in questa società. Solo che non vedono più. Ogni muscolo si atrofizza se non usato. E se non leggo romanzi o non ascolto storie o non produco storie ma vedo film e video non ho più bisogno di immaginare e non uso più l’immaginazione. Non c’è più niente da immaginare. Tutto mi è servito. Con condimenti forti in modo che mi sazi in fretta. E che io non pensi, non sogni, non immagini, non crei.
Ricordo che uno degli sciamani che frequentai ci faceva digiunare di cinema e televisione prima di un rito. Fare digiunare il cervello era tanto importante quanto fare digiunare il corpo. Altrimenti, durante il rito, non avremmo visto nulla, saremmo stati allo stesso tempo perturbati e spenti, non avremmo assorbito e integrato nulla di nuovo, di sacro, di utile, di potente per la nostra vita. Si tratta di vedere e articolare. Altrimenti non integri proprio nulla.
Ma oltre a un lingua quotidiana fatta di espressioni vuote e ripetitive, che ipnotizzano impigriscono e confondono, e parole continuamente stuprate nel loro significato per fini propagandistici, la perdita dell’articolazione e dell’immaginazione a me sembrano i danni più inquietanti. Un potenziale umano è stato mutilato, come se avessimo perso la capacità del senso dell’udito o dell’orientamento. O forse è proprio così. I rumori senza senso che ci circondano sono ingestibili non vogliamo più saperne e giriamo smarriti ed esasperati. Senza capire. Senza capire, certo: non ne abbiamo gli strumenti.
Quali terapie consiglio io?
Come contrastare la dilagante apocalissi spirituale?
In un’epoca di oscenità sempre più madornali diffuse e sfacciate, io cerco di diventare sempre più abile nell’adoperare l’arma della Bellezza. Non voglio perdere un colpo! A me è l’unica cosa che fa stare bene. È l’unica cosa in cui credo.
Lo sforzo di conformarsi al Sistema per farsi accettare non paga più. Non è più concepibile appartenere a un Sistema del genere. I tempi sono maturi per stimolare la crescita personale e spirituale, l’“individuazione” come la chiamava Jung, la scoperta e creazione di se stessi.
In un’epoca immorale bisogna avere il coraggio di dissociarsi da ciò che ci viene offerto, passare attraverso l’a-moralità, per giungere all’etica. Il Sistema stesso ci espelle, ti espelle. Sei costretto a pensare, a porti domande e a cercare di darti risposte, sei costretto a stare solo e a cercare persone che tu fiuti buone per te.
In un’epoca azzerata l’unico senso buono è quello animale, l’istinto, l’intuito, il fiuto, il buon senso. Sveglia! Tu sai quello che ti fa bene, quello che è buono per te: il tuo buon senso. E puoi trovare il modo per metterlo in pratica.
La Bellezza è una Grande Dea che è stata sempre onorata da uomini di intelligenza e buona volontà. È Legge di Natura, Armonia, Giustizia, Cultura, Arte autentica e sincera, Sano Nutrimento. La Natura vive e si muove attraverso Bellezza. Ogni albero non è riproducibile, è una creazione unica, è una struttura basata sulle proporzioni della sezione aurea. In Natura tutto ha un senso e un’armonia, tutto è innocente e al servizio dell’evoluzione.
In un epoca di pigrizia mentale e asservimento, l’antidoto all’annientamento è una azione uguale e contraria: una azione vitale, una attenzione vigile, sottile, creativa. Una intenzione consapevole. Una volontà arditamente articolante e immaginativa.
Articolazione ed immaginazione. Lo spirito vitale non può essere soppresso, vibra dentro di noi, finchè siamo in vita. È sufficiente farlo respirare, permettergli di essere.
Contro l’appiattimento, la creatività.
Contro la Bruttezza la Bellezza, che è in ultima analisi ordine, benessere.
Contro la deriva di senso, l’annebbiamento mentale, e la rinuncia al proprio potenziale umano-divino e alla propria responsabilità individuale: la ricerca di senso e la pratica di coerenza e verità.
Contro l’umiliazione del sistema educativo perpetrata negli ultimi cinquant’anni e ormai portata a parossismi irrecuperabili: lo studio, che sia studiare canto cucina o biologia, qualsiasi cosa i tuoi talenti prediligano. Le nuove élites saranno le élites intellettuali, persone che non si spaventano davanti a niente perché hanno le chiavi della conoscenza e le chiavi dell’apprendimento, che sanno imparare, sanno fare connessioni e articolazioni.
Contro la complicazione, la complessità.
Contro la sciatteria, io decido di onorare la sostanza e la forma insieme, entrambe espressioni di quella Bellezza che regge l’ordine del cosmo. Io decido di esprimere bellezza in tutte le cose, in tutto ciò che faccio e che sono, di manifestare un nuovo senso etico, di produrre armonia.
Né in nome della pigrizia né in nome della spontaneità né in nome della socialità, io scelgo di non perdere mai, in tutta la mia vita, un solo pronome relativo o un solo congiuntivo. ;) Io ho assorbito da piccola la Bellezza della Lingua Italiana e dello Spirito Italiano e rispetto il dono che i miei genitori e i miei avi tutti mi hanno fatto.
Se articolare è una funzione mercuriale, l’intelligenza è anche una funzione venusina. Intelligenza è anche sentire ciò che è buono e giusto, avere l’istinto per la giusta armonia delle proporzioni, e manifestare proporzioni a livello relazionale e ambientale. L’immaginazione è facoltà gioviniana si direbbe in termini astrologici: si perché è la Visione, la chiarezza che permette la fede, la fiducia assoluta nell’Ordine Divino. Giove, Venere, Mercurio: quanti dei abbandonati! Tutte potenzialità umane, arti, arti da utilizzare.
L’essere umano è l’unico animale che ha come sua prerogativa CREARE, immaginare ed elaborare nuove creazioni, creare dentro e creare fuori di sé, creare da solo e creare in sintonia col suo ambiente, nel nome della sua massima Crescita e della sua massima Felicità.
Non ci facciamo privare di parti del nostro corpo. Continuiamo a camminare, come individui e come specie! Con tutti i nostri sensi, le nostre facoltà, con tutti i nostri arti e la nostra capacità di articolarli. Gambe, braccia, intelligenza, visione, immaginazione, articolazione.
Insomma con fermezza e con finezza.
Con fierezza nel proprio essere e nel proprio fare.
Immagine di copertina: Photo by Pat Whelen from Pexels
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