Foto ufficiali ci presentano Miss Russia 2022. Una bellezza da paura, molto truccata a dire il vero, non proprio armoniosa. Un po’ esotica per i nostri gusti, molto russa. Decisamente intrigante, statuaria, elegante e/o elegantemente erotica e provocante, aristocratica. Così la vogliono i russi. Ah dimenticavo. Seria.
Sempre. Non c’è niente da fare. Manco Miss Russia sorride. Ma neanche all’incoronazione, almeno non come si farebbe in Italia. Concedere un sorriso aperto e totale è cosa troppo intima, inopportuna.
I gatti non sorridono. Ti guardano. A volte si avvicinano, se gli stai simpatico o se sono curiosi. A volte no. Perché dovrebbero sorridere gli umani!?
In un podcast realizzato quando ero a San Pietroburgo (in realtà un vocale improvvisato ma ero di buon umore e, tra un sorriso e l’altro, è venuto bene, ricco e gustoso) individuo e spiego le ragioni.
E non le ripeto qui, non voglio annoiare né me né voi.
Il carattere russo è complesso. E ha i suoi ottimi motivi. E della complessità siamo solo grati. Complessità è varietà e profondità, ampiezza in senso verticale e orizzontale…
Non di meno, per la civiltà occidentale, le facce lunghe sono facili da demonizzare. Non ti puoi sbagliare. Nel dubbio, il nemico è lì.
Ma non siamo così, con le facce appese e gli occhietti spietati. Non siamo cattivi. È che ci disegnano così.
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Il primo che lo disse fu Tjutčev, diplomatico e poeta nel XIX secolo, poi divenne un luogo comune, una abusata verità di comodo: la Russia non si può capire con la ragione, nella Russia si può solo credere.
Insomma la puoi solo amare.
Se ci riesci. Se la conosci.
Il fatto sconvolgente è che in realtà capita spessissimo… quando la conosci, la ami.
Non la puoi com-prendere.
È troppo vasta. Tende le braccia dalla Finlandia al Giappone! Cosa volete da lei?
È multietnica, multireligiosa. Eppure, attacchi esterni a parte, mantiene al suo interno una prodigiosa coerenza. Gran parte dei russi si sentono russi e questo per loro ha significato senso e valore, e ne sono fieri.
Ha due grandi capitali, due mondi a se stanti, per giunta diversissime tra di loro, in territorio europeo, al di qua degli Urali. E dall’Europa è invisa e temuta. Non è europea ma non è asiatica. La Russia è russa. È sempre duplice. Vede lontano e guarda contemporaneamente in due direzioni, opposte, come il suo stemma, l’aquila a due teste.
Di ogni cosa, in Russia, è vero anche il suo contrario.

Riconosco però, tra Italia e Russia dei punti di radicale diversità di visione.
In Italia il sorriso è un valore. In Russia no.
In Russia si è gentili, disponibili, pazienti. Molto più che in Italia. Ma non necessariamente sorridenti. Non con sconosciuti.
Una volta ho sfogato, con una fiammata di amarezza e acidità, il mio malumore con una mia amica italiana dicendole qualcosa tipo “vedi la vita ti bastona ugualmente, con la differenza che in Italia ti sorride.” Per me era come dire “è inutile che sorridi sai ti vedo vita che sei sempre la solita.” Ma ho percepito che per la mia amica italiana invece sorridere era un valore. Come dire “ti vedo vita che mi crei sempre dei problemi però sei gentile a sorridermi, grazie.” E grazie al cazzo. Per i russi la vita è dura. Bella sì, ma dura, esigente, faticosa. Prova te a vivere in una terra immensa, gelida, buia, e senza confini naturali.
In Russia la forza è un valore. La Russia è forte. Il russo è forte. “Forte” è aggettivo o avverbio usato in moltissime fraseologie come accrescitivo: “Rachmaninov è un compositore forte (‘intenso’)”, “Io ti amo forte (‘tanto’, diverso da ‘strasna’=‘in modo appassionato’ che è più viscerale ed erotico)”. In Italia non puoi pensare che la forza sia un valore. Proibito pensarlo. ;) La forza è tabù. Se parli di forza pensano che inneggi alla violenza.
Se parli di onore pensano che tu sia un malato mentale.
Davvero. Mi è capitato di sentirlo, recentemente, da una persona peraltro sveglia colta e brillante. In un video del canale Il Vaso di Pandora, una artista, di cui non trovo elegante fare il nome, riportava il fatto che da tutti i paesi del mondo partano volontari per lo scontro in Ucraina come esempio della potenza e dell’efficacia della propaganda. Che lavaggio del cervello devono avere avuto per decidere di sacrificare la propria vita! Eh no bella. Mi spiace. Ti capisco. Ma non concordo. Il lavaggio del cervello funziona su menti deboli e meschine per indurre a fare cose deboli e meschine. Donare la propria vita non è roba da tutti. Tu non lo faresti. Richiede forza, forza spirituale, che non si smuove così facilmente. Loro sacrificano la loro vita perché ci credono. Non importa se io che ne parlo sono d’accordo con una parte o con un’altra. Ogni sacrificio, da ogni parte, merita rispetto. Loro sono coerenti, integralmente coerenti, con ciò in cui credono, che ritengono sacro a tal punto da con-sacrargli ciò che hanno di più prezioso. Puoi dire che è fuori moda, in certe parti del mondo. Ma non che è segno di debilità mentale e spirituale. Tutt’altro. C’è gente ancora che vive in base ai propri valori di onore, dignità, giustizia e fa tutto quello che può per essere fedele a se stesso.
Anche chi dalla Russia è emigrato (non come profugo a spese dei governi altrui ma in totale autonomia), probabilmente per sempre, in quanto in disaccordo con le politiche del governo, ha mostrato una dignità, una forza e un coraggio straordinari.
Come si legge nei romanzi di Nicolai Lilin che raccontano la malavita slava e come traspare dalle vicende e dai comportamenti dello stesso presidente della Federazione Russa, si può essere violenti o corrotti, a volte non se ne può nemmeno fare a meno porca boia ma non è questo il punto: il punto è la lealtà. La lealtà segna il discrimine tra un uomo vero e un nessuno che non merita nulla e che va abbandonato a se stesso. Ci si circonda di compagni leali, che mantengono i patti e la parola data. In politica, in amicizia, in società, in matrimonio…
Piccolo aneddoto, basato su esperienze personali. Se tu dimentichi qualcosa, al parco o in spiaggia, in Russia, questo qualcosa, qualsiasi cosa sia, resta lì, per giorni, virtualmente all’infinito se non si trova il modo di restituirlo. In Italia ci si sorride, si è tutti amici. E appena lasci qualcosa da qualsiasi parte chi passa se lo prende. Una crema in palestra. O addirittura una bici, ben chiusa e fermata con lucchetto a prova di bomba.
In Italia la convivialità è un valore. Gli stranieri che amano l’Italia e che vogliono fare cose belle e buone e forti con gli Italiani lamentano che con gli Italiani non si riesce a fare nulla. Sono sempre o a scherzare o a litigare tra di loro.
Non si accorgono nemmeno che la dis-unione NON fa la forza.
Discutono anche per il solo piacere di discutere, di toccarsi con le parole, essere vicini, esserci.
Dire qualsiasi cosa è meglio che stare zitti. “Do voce”: ti vedo. Non sono necessariamente affettuoso, gentile o particolarmente aperto. Tanta autenticità è stramba anche se per carità ben accolta. Ma l’importante è fare rumore. Lamentarsi, celebrare o chiacchierare, poco importa.
L’importante è trovare con chi condividere una pizza e un tiramisù. Una missione sociale anche questa: si creano tante cose belle davanti a cose buone! Solo che alzati da tavola finisce tutto. Non c’è visione o progettualità larga o lunga.
Finché ce n’è, si gode di quello che c’è. Tanto o poco. Si condivide. La vita è calda, morbida, dolce, sensuale. Ci ha sempre sorriso.
L’Apocalisse passa e va mentre un italiano è intento a riempire bicchieri di vino e una italiana scambia ricette squisite e geniali inventate di sana pianta improvvisando.
È per questo che gli stranieri adorano l’Italia. È per questo che gli italiani la detestano. Ma non possono farne a meno. È per questo che gli italiani non capiscono gli stranieri.
Si parte da terre diverse. Ogni terra ha la sua conformazione fisica e il suo spirito.
Anche per i russi aiutarsi ha un valore ed è un valore. Per la ragione opposta rispetto all’Italia, proprio perché vivere è difficile, faticoso o complicato, e si fa del proprio meglio, e se c’è bisogno di aiuto lo si dà, vicini o lontani che si sia.
In Russia si sorride meno. Ma si ama di più.
Prima di tutto, per contrasto. Ciò che non è esteriorizzato si intensifica e sacralizza.
Stefano Tiozzo, apprezzatissimo Youtuber di viaggi, italiano sposato con una affascinante moscovita, quando può fa di tutto nei video per indurre la moglie a effusioni. Le manifestazioni di affetto e romanticismo sono una cosa bella e dolce e piacevole da guardare e vedere, tanto più che le loro sono autentiche. Nessuno mette in dubbio che sono felicissimamente sposati, Stefano è un ragazzo semplice e un uomo onesto, dice e fa il vero. Ma non c’è verso.
Max, insegnante di russo e Youtuber a cui sono gratissima, lavora spesso insieme a Giulia, sua moglie adorata, ma mai è capitato che la baciasse davanti ai nostri occhi. Un russo effusioni in pubblico non ne fa. È rarissimo farne anche per la strada. O al ristorante.
Non è un tabù. Non è una atavica repressione religiosa fatta di sensi di colpa, niente affatto. Non è nemmeno freddezza, il concetto di freddezza non si addice ai russi.
È che sono cose intime, personali non pubbliche.
In secondo luogo, la bellezza peculiare del carattere russo è proprio l’intensità. Non stentorea trionfalistica, univoca, come nella civiltà teutonica, che sia la serietà di Wagner o la leggerezza di Strauss. L’intensità russa, piuttosto, è data dalla vastità, vastità in orizzontale e in verticale. È potenza, è ricchezza, è sottigliezza, è varietà, è autenticità, è lealtà. BUM. È un territorio immenso che si muove nel cuore, a volte anche in modo contraddittorio o tempestoso, e mai lascia indifferenti.
È Čajkovskij che con un lungo assolo di violino innalza il suo sublime canto e non capisci se di gioia o di tristezza.
È Rachmaninov che dialoga con tutti i punti cardinali e ne raccoglie i venti, attraverso le steppe che sembrano infinite e foreste in parte ancora vergini, e li porta ai tuoi piedi, senza ragione e senza scopo, perché così è il suo sentire.
Perché come dice l’italianissimo e stimatissimo professore universitario Paolo Nori, i russi sono matti. Di questa sua certezza, frutto della sua esperienza sul campo ;), Nori ha fatto una fede e anche il titolo di un suo libro, ormai best seller.
È per questo che gli italiani li adorano.
È per questo che i migliori slavisti al mondo sono sempre stati italiani.
Gli italiani i russi li capiscono, li riconoscono.
Diciamolo, dopo qualche secolo, al buon vecchio Tjutčev, che lavorò come diplomatico anche in Italia: se c’è qualcuno al mondo che riesce a capire la Russia, la sua storia, la sua mistica, la sua geopolitica, la sua poesia, nella misteriosa coerenza di tutta la sua ampiezza, quelli sono gli italiani, in cui il miracolo della Bellezza sgorga nel sangue come l’incomparabile vino nella loro terra. Non la propaganda (che del resto non è made in Italy ma prodotto di importazione) ma quelle poche persone sensibili fuori dal coro che ancora si concedono, coraggiosamente, a dispetto di tutti e di tutto, di esistere.
La Follia, il Genio, la Bellezza, interiore ed esteriore, di sentire e di arte, che sia declinata nella forma russa o nella forma italiana, è un valore universale, è imprescindibile. E no, mai lascia indifferenti.
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