La prima cosa che ho raccontato delIa Russia agli amici italiani è che i russi non sorridono. Se ne parla talmente tanto che mi sembrava facile iniziare da un luogo comune.
Ho scoperto che è un luogo comune russo. Uno dei quei luoghi comuni contorti che i russi dicono che gli stranieri dicono di loro. Vero. Ma non poi tanto comune.
In realtà gli italiani che non sono mai stati in Russia non lo sanno. Pensano che i russi che si vedono sugli schermi siano kattivi e di cattivo umore a causa delle contingenze in cui si trovano ad esprimersi. Danno per scontato che invece dal vivo siano come a Napoli. Invece no sorry avete sbagliato di Universo.
Gli italiani che sono già stati in Russia lo sanno d’altra parte troppo bene: hanno imparato a trovare queste differenze di modi e comportamenti irrilevanti in confronto a tutte le altre scoperte umane e spirituali che ci sono da fare.
Dire che i russi non sorridono per un italiano è pressoché incomprensibile.
E sconvolgente. Un vero e proprio spiazzamento culturale.
Come non sorridono? Sono tristi? Sorridono dentro? Che è successo? Ma come hai fatto tu, che sei così solare?
Per gli italiani è tragico. Una specie di lutto, il lutto del sorriso caduto. Perduto. Defunto.
“Bisognerebbe chiederlo a un antropologo culturale”, qualcuno avanza.
Naaa. Figurati se non ho la risposta io!
Vediamo se mi riesce la sintesi…
In due parole… Perché i russi non sorridono?
Perché la serietà ha più valore morale e operativo dell’amabilità.
Quindi nella storia del popolo non è stata coltivata l’abitudine di sorridere a sconosciuti.
Perché la serietà ha più valore morale e strategico dell’amabilità?
Per ragioni storiche e geografiche ben precise e facilmente individuabili.
Ne ho parlato in questo articolo e prima ancora in un vocale, che registrai a San Pietroburgo, questo autunno 2022, che riscosse un discreto interesse sul mio canale TG, e che qui di seguito rivedo correggo e
trascrivo.
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Mi si potrebbe obiettare che si può vivere anche senza essere resi partecipi di tali segreti esistenziali. Risponderei che guardarsi e capirsi è fondamentale per evitare incidenti diplomatici e vivere più ricchi dentro e fuori e più felici.
I russi non sorridono e questo ormai lo abbiamo capito.
Però non è vero, cioè sorridono, ridono, scherzano, piangono, si abbracciano, tra di loro, non certo con gli sconosciuti… perché non ha senso.
Non sorridono per gentilezza, per convenienza, per accoglienza, per diplomazia. Non esiste. Addirittura al ristorante i clienti sono seri, i camerieri sono seri e i proprietari del ristorante sono seri.

Questo alcuni lo imputano alla speciale libertà che attraversa lo spirito russo che sì è collaborativo, che sì fa del suo meglio, che sì il suo lavoro lo fa… ma la sua libertà è come spesso – in Russia – interiore, profonda… animica si direbbe quasi.
È la loro duscià che viene presa in causa, e quindi l’autenticità, di cui ho parlato spesso, e quindi giustamente appunto si arrogano il naturale diritto di essere spontanei, di fare quello che vogliono. E nessuna convenienza, nessuna buona maniera o nessuna richiesta li può indurre a comportarsi diversamente dalla loro natura.
Questo però è interessante perché è esattamente l’opposto che in Europa, perché io ho notato che io sono portata a sorridere esattamente secondo una logica opposta a quella dei russi. Sì ok, se siamo amici ti sorrido ma se siamo conoscenti può anche passarmi la voglia, mentre se non ti conosco affatto io ti sorrido. Non proprio per convenienza, ma semplicemente per dimostrarti che ti sono amica e per ricevere il massimo possibile dell’amicizia da te. In Russia non funziona così. In Russia si viene a patti da pari a pari, non da piccolo a grande, non da servile a potente, non da sorridente a serio. È un discorso umano che si fa seriamente. Poi se ci piacciamo sicuro che ci sorridiamo ma faremo ben altro anche.
Invece in Europa, appunto, è naturale che il proprio sorriso più smagliante venga fatto agli sconosciuti, quando ci si deve presentare, ad esempio, o nelle fotografie, anche ufficiali, dove, smaglianti o meno, normalmente si sorride, è richiesto di presentarsi gradevolmente. E questo per ragioni… ecco, giusto, adesso vi dico le ragioni, cosa che nessuno ha mai fatto nella storia del mondo.
Le ragioni sono evidentemente culturali, geografiche e storiche.

L’Europa ha bisogno di fare così, l’Europa è un luogo al centro di tanti luoghi e ancora adesso risente di questa sua posizione che un tempo è stata fortunata e adesso è imbarazzante, cruciale, critica. La natura dell’Europa sarebbe di intrattenere i migliori rapporti con tutti, rapporti culturali, rapporti di scambio, di oggetti, di oggetti prodotti, di materie prime… insomma tutto il possibile, proprio perché si è un centro di smaltimento e di produzione di eccellenza e di ricchezza a tutti i livelli. Se il fulcro della vita è intrattenere buoni rapporti umani affinché siano al massimo dell’efficacia, posso capire che sia importante presentarsi in modo amabile per appunto ricevere altrettanta amabilità dal proprio interlocutore.
Questo per la Russia invece non esiste: non esiste nel carattere russo, e non esiste nella conformazione della terra russa, che ha esattamente il problema opposto. È una grande terra ma senza confini naturali e quindi sì, è bello intrattenere buoni rapporti con tutti, finché non ti invadono. Sembra che tutti abbiano voglia di queste grandi pianure, bisogna stare all’occhio, è sempre stato così nella storia. Bisogna stare all’occhio su tutti i confini e, ecco, probabilmente viene meno voglia di sorridere, perché non è quello il punto centrale della questione, della questione identitaria russa. E poi, siamo seri, prima ci conosciamo, serenamente e seriamente, poi si vedrà. Se sei un nemico, intendo, ci sarà poco da sorridere. Mai visto un russo condurre attività diplomatiche sorridendo. Neanche i gatti ubriachi lo farebbero.
Mettiamoci anche la ragione geografica del fatto che la Russia è una terra dura. In realtà sono sensibilissimi, raffinatissimi, sensualissimi, appassionatissimi e anche comicissimi con grande senso dell’umorismo, tutto quando… basta entrarci dentro. Ma il fatto è che la vita qui richiede forza. Si tratta di una terra nordica, che sì è ricca di bellezze e risorse, ma nel rapporto diretto che ha con l’uomo è grama, esigente e spaventosa, e bisogna essere forti. Bisogna essere forti. Questo è il punto cruciale primario dell’identità russa, che è forte: deve essere forte non solo per difendersi ma per vivere.
Ad esempio nelle fotografie in Russia – niente di personale – non si sorride… Cosa sorridi?! Meglio che ti poni sul lavoro e nella burocrazia come una persona affidabile, che non sorride a vanvera.
D’altra parte, si sa, c’è poco da ridere. Un’altra cosa che rinforza questo humus geografico, culturale, spirituale è la presenza in Russia di uno stato d’animo che esiste solo in Russia e si traduce vagamente con termini quali oppressione, dolore, ansia, angoscia. È la “taskà”. Molti letterati hanno cercato di spiegarla. Non è come potrebbe essere in Italia una crisi esistenziale, perdita di senso per il fatto di non andare da nessuna parte. La vita può avere benissimo senso ma tu puoi essere in piena taskà. Prova a passare l’autunno e l’inverno a San Pietroburgo. Potrai immaginare, se non ne resterai vittima, che cos’è la taskà. Questa sensazione di interiorizzare la pesantezza, il cupo. Ad esempio, in un articolo della testata web “Russia beyond”, quando si parla di taskà è inserita un’immagine di cane e gatto con aria desolata che guardano fuori dalla finestra, con occhi aperti ma c’è poco da guardare perchè piove ed è buio e freddo. Sei chiuso dentro la taskà. In Italia nessuno ha la taskà perchè c’è il sole e se sei stanco fai un giro al parco, non c’è neve non c’è ghiaccio, non c’è grandine, non c’è pioggia… e insomma dai vai a prendere un gelato vai al bar chiacchieri e soprattutto c’è luce e c’è il sole. Non c’è spazio per la taskà.
Torniamo al sorriso. Il sorriso è importante perché è merce rara, merce autentica. Però bisogna saperlo usare, saperlo usare nel modo corretto. Se sfoderate il vostro miglior sorriso in modo pertinente, sarete considerati dei veri bellissimi italiani, caldi, comunicativi. In Russia hanno bisogno di questo, l’italiano è divertente e esuberante, è molto amato per il suo carattere. Ma se sganciate il vostro sorriso a casaccio sarete ritenuti un po’ scemi, un po’ sospetti e un po’ fuori luogo. Non attacca. Piuttosto che sorridere agli sconosciuti, parlate seri. Parlate. Otterrete che non saranno più sconosciuti e che rompendo il ghiaccio queste persone dimostreranno grande disponibilità, curiosità, un gran cuore, una grande umanità, una presenza vera e piena sotto modi burberi. Quindi parlate. Imparate il russo.

Le foto all’interno del testo sono tratte dal “Umorismo e comicità: su cosa se la ridono i russi?“.
La foto di copertina ritrae l’aurora boreale di fine novembre a San Pietroburgo! E intanto oggi a San Pietroburgo AURORA BOREALE! È buon segno di Luce perché è rara a latitudini …tanto meridionali.
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